domenica 28 dicembre 2014

Design ed emozioni.

5-19 dicembre 2014, 5°-7° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Perche gli oggetti ci emozionano?


L'essere umano è sentimentale e collega parole od oggetti a dei sentimenti che determinano delle reazioni. Ogni emozione si divide in quattro tipi di effetti: reazione fisiologica, affettiva, adattiva e valutativa. Un'insieme di parole possono determinare un'emozione. Infatti l'uomo attraverso le parole fa delle connessioni mentali che portano alla nascita di emozioni: ad esempio la parola famiglia trasmette un senso di amore. Questo porta ad un comportamento delle persone regressivo basato su delle abitudini.
Non solo le parole, ma anche un oggetto può far nascere le stesse sensazioni. Il designer deve tenere conto di questo concetto, unendo forma ed emozioni. Tutto ciò che riguarda forma e oggetto è dovuto da uno studio sensoriale che può essere diretto o indiretto. Con indiretto si intende inconsapevole, ad esempio un designer da per scontato la sensazione tattile di un materiale. L'unione tra il mondo sensoriale e il mondo delle forme viene usato per sfondare i limiti emozionali e quindi permette di arrivare al pubblico e all'acquisto. In ogni oggetto c'è l'intenzione di posizionare la mente in una certa posizione, per esempio un quaderna della Walt Disney ricorda l'infanzia, la serenità.. .
La scelta del colore di un prodotto ne fa la differenza. Non solo per una questione “d'immagine”, ma esso influenza l'emozione che si vuole trasmettere. Ogni colore esprime un sentimento diverso, legato ad un'esperienza o ad un ricordo.

"Ogni colore è collegato ad una sensazione, ogni sensazione è collegata ad un sentimento, ogni sentimento è collegato alle parole, ogni parola esprime un valore."

Un designer prima lavora sulla sostanza, ovvero definsice la categoria di pensiero, e poi sulla materia, ovvero l'oggetto sensiorale/fisico. La sostanza definisce ciò che si vuole trasmettere. Ad esempio quando si è arrabbiati, l'emozione dell'arrabbiatura è la sostanza e diventa materia attraverso una “sberla”.
Ci sono delle codificazioni di un concept del quale il designer deve tener conto:
  • visive
  • uditive
  • musicali
  • antropografiche (apprendere da un'esperienza sociale)
Il lavoro del designer non è solo realizzare un oggetto per il semplice scopo della vendita, ma anche di generare nel pubblico delle emozioni che altri  oggetti non danno. La differenza tra un prodotto e un altro è proprio ciò che esprime e ciò che arriva al consumatore. Ad esempio la lampada da terra Arco di Achille Castiglioni è un mito del design e dopo ancora dopo 50anni regala delle emozioni che la rendono così unica.
Colore, sensazioni, forme e suoni sono le caratteristiche di cui deve tener conto un designer quando progetta per far si che il suo prodotto diventi un mito.

Driver psicologici / cultura e pubblicità

28 novembre 2014, 4° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Come già detto nel post precedente, l'ego è composto da tre vettori (o driver): energia, empatia, esistenza. Questi vengono utilizzati dal marketing per sviluppare l'impulso all'acquisto. Infatti la pubblicità si basa su valori trasmessi che vanno a stuzzicare il nostro inconscio. Conoscere i driver permette all'operatore di lavorare al massimo. I drivers danno origine agli otto driver psicologici che portano all'acquisto.


Questi vettori danno origine a poli emozionali superficiali bipolari: felicità e pathos, euforia e depressione, eccitazione e relax, serenità e aggressività. L'insieme di questi poli da origine ad un ciclo: un'emozione porta ad un'altra emozione. Ad esempio dalla sofferenza si arriva alla depressione che per essere curata si deve avere un po' di relax che a sua volta porta alla serenità ecc.. . Il driver della felicità non si può comprare, perchè quando si è felici non si ha bisogno di nulla. Al contrario la sofferenza ha un prezzo, perchè per “guarirla” bisogna comprare. Tutti i sentimenti che proviamo sono transitori e la società ci ha abituato a spendere per sentirci felici. Infatti il marketing e la pubblicità trasmettono dei valori per arrivare al consumatore e quindi per far provare delle emozioni. Quando il mrk non riesce ad esprimere dei messaggi, tende a targhetizzare. Per evitare ciò, cultura e pubblicità devono essere sulla stessa linea, devono esprimere gli stessi principi. La cultura cambia i valori trasmessi e tende a far vedere messaggi diversi: ad esempio un italiano percepirà valori diversi da un francese. La cultura influenza l'uomo, formando così il suo carattere. Quindi il pubblicitario cerca di adeguare il linguaggio ai valori condivisi da quel popolo. Quando il rapporto tra popolo e pubblicità è corretto, il messaggio trasmesso attraverso uno spot arriva al consumatore portando così all'acquisto.

domenica 23 novembre 2014

Energia, empatia, esistenza: i driver del marketing

 21 novembre 2014, 3° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Come già detto nei post precedenti, le emozioni influenzano l'acquisto. Quelle negative spingono l'acquirente a non comprare, portando frustrazione al consumatore e danno una sbagliata concezione di acquisto. Invece quando l'emozione è positiva gli porta una senso di gioia e di conseguenza invoglia positivamente all'acquisto. L'emozione fa percepire il 33% in meno del prezzo al consumatore, ovvero il prezzo emozionale risulta inferiore a quello reale.
Le emozioni arrivano al pubblico grazie a parole, simboli, colori. Utilizzare i corretti mezzi di comunicazione fa si che al consumatore arrivino i giusti valori. Ognuno di noi associa, ad esempio ad una parola, una diversa sensazione. Quindi bisogna cercare i giusti modi di comunicazione in modo da riuscire ad arrrivare a tutti e questo è lo scopo della pubblicità. Le parole hanno un forte peso sulla comunicazione e su ciò che si vuole esprime. Ogni suono emesso dalla bocca spinge la mente verso una direzione e di conseguenza verso un prodotto.
Le nostre azioni e le nostre scelte vengono influenzate da 3 driver:
  • energia. Questo driver influenza l'acquisto: se si ha bassa energia si tende ad acquistare un prodotto che ne compensi la mancanza e viceversa. L'energia è formata da segno e significato e quando questi due elementi si completano il driver funziona correttamente.
  • empatia. La nostra mente senza collegamenti simbolici non riesce a muoversi e questo driver ci spinge o meno verso un simbolo. Questo simbolo può trasmettere valori che influenzano la scelta del consumatore. Infatti questo driver si basa sul concetto di “Mi piace” e “Non mi piace”, quindi sull'attrazione: attratto = mi piace, non attratto = non mi piace. Su questi stessi concetti si basa la pubblicità. Si può affermare che l'empatia è l'energia in movimento.
  • esistenza. Senza questo driver gli altri non ci sarebbero. Consiste nell'essere consapevoli di esistere che porta alla consapevolezza di avere una coscienza e quindi ci da la possibilità di poter scegliere.
Questo rapporto sta alla base della comunicazione. Il funzionamento positivo di questi fattori fa si che il significato arrivi ai consumatori. L'unione dei driver permette che il soggetto che emette suoni trasmetta valori che arrivino al soggetto che riceve suoni. Se i valori espressi sono gli stessi si arriva a trasmettere anche l'emozione . Le pubblicità di oggi hanno alla base il movimento, vogliono emozionare a tutti i costi. Ma come sapere se si trasmettono i giusti valori ed emozioni? I linguaggi espressi, ad esempio attraverso il modo di vestire, vengono percepiti in maniera diversa a seconda della società. I messaggi trasmessi ci spingono a vivere in modo diverso. E' quindi la società stessa a capire la direzione e il senso dei driver e ciò che si vuole trasmettere. Driver e pubblicità vengono usati in maniera diversa in base alla cultura e alla società. L'unione di questi due fattori trasmette in modo efficace le emozioni e i valori che si voglio comunicare al pubblico.


lunedì 17 novembre 2014

Marketing: comprare un'emozione

14 novembre 2014, 2° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Come già detto nel post precedente, il marketing si basa sulla trasmissione di emozioni e così anche l'acquisto. Se quest'ultimo viene spinto da un'emozione viene percepito come accessibile. Quando Quando vengo attratto da un situazione d'acquisto sono disposto a spendere più soldi facendo precipitare così il valore dell'oggetto stesso. Il compratore compra emozioni (design)
Anche se l'oggetto venduto ha un prezzo elevato, viene percepito molto basso, perchè l'emozione fa abbassare il valore reale dell'oggetto. Non esiste un prodotto caro, ma prodotti che sanno o non sanno esprimere il proprio valore.
L'emozione porta alla creazione di due sensazioni: emotional price e intenction to buy. L'Emotional price o premium price è determinato da un qualcosa. Si tratta di una politica di prezzo che si basa sul principio secondo cui il prezzo più alto fa pensare che il prodotto offra una migliore qualità o comunque un qualcosa in più, cioè un premio al cliente.
I suoi valori sono:
  • gusto personale
  • marca
  • avertizing
  • prestazioni del prodotto
  • promozioni
  • reputazione sociale

L'emotional price si ottiene sottrando il valore percepito al prezzo reale.
Intenction to buy è l'intenzione di comprare, guida il compratore all'acquisto. E' determinata dal prezzo emotivo: se è alto compro, se invece è più alto quello reale non compro. Se un oggetto non emoziona non viene acquistato. Un esempio di oggetto emozionale è l'Apple: Steve Jobs voleva vendere emozioni.
Il prezzo reale, un sacrificio, e il prezzo emotivo, un beneficio, sono alla base dell'intenction to buy: quando il sacrificio è + alto, rinuncio all'acquisto; quando il beneficio è più alto procedo all'acquisto.
In conclusione, l'emozione è uno dei fattori più importanti nel marketing e di conseguenza nella vendita. Se un prodotto non trasmette sensazioni al cliente, non verrà acquistato e quindi perderà importanza nel mercato.
 

lunedì 10 novembre 2014

Design, materiale ed emozione: l'essenziale.

7 novembre 2014, 2° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Il design è un modo di esprimersi e di rendere innovativa anche una piccola cosa. Deve andare incontro a ciò che vuole e ciò che serve al pubblico, rispettando le tendenze e le
evoluzioni del settore. Non è semplicemente creare un oggetto, ma far in modo che l’oggetto sia creato per le persone. L'estetica e la funzione del prodotto non sono l'unica cosa fondamentale in un progetto. Un ruolo fondamentale spetta al materiale. Scegliere quello sbagliato influisce sul prodotto e di conseguenza sulla scelta dell'acquirente.
Nell'arco degli anni si sono scoperti nuovi materiali con i quali il design ha potuto fare un passo in avanti potendo realizzare cose che, con i materiali precedenti, non si sarebbero potute realizzare. Per noi designer è molto importante essere a conoscenza dei materiali, delle loro caratteristiche chimiche e fisiche, ma soprattutto restare aggiornati su ciò che porterà il futuro. La chimica non viene mai associata al design e questo è sbagliato. Il prodotto è fatto con un certo tipo di materiale, alla base del quale c'è la chimica che gli ha conferito le caratteristiche per cui è stato scelto per quella realizzazione.
Un oggetto può trasmettere sensazioni diverse e la scelta del materiale influisce su questo. Un materiale sbagliato può cambiare completamente l'anima del prodotto e ciò che il designer vuole comunicare. Quindi il designer deve ricordare: scegliere il giusto materiale è l'essenziale.

L'obiettivo del design è di trasmettere un'emozione e così anche per il marketing moderno. Si vuole comunicare un qualcosa che arrivi alle persone e che gli faccia acquistare un prodotto invece di un altro. Questo è possibile grazie ad un'unica frase, la Unique Selling Proposition. Il suo scopo è di attirare l'attenzione del pubblico regalando una sensazione. La si potrebbe ribattezzare "Emotional selling proposition!". Un'esempio di USP è "Se non ti lecchi le dita godi solo a metà" della Fonzies. Il prodotto e l'impulso sono le due parole chiave. Quando queste sono presenti vuol dire che il prodotto è riuscito a generare delle emozioni e quindi a generare l'impulso alla scelta e all'acquisto. Tutto questo è reso possibile grazie all'efficacia di alcuni fattori: vision, pay-off, unique selling proposition e altri. 
Il design e il marketing hanno uno scopo comune: trasmettere emozioni. 

mercoledì 5 novembre 2014

donna e pubblicità: ON SALE%

31 ottobre 2014, 1° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.

 
Fin dall'antichità la donna è stata il simbolo della bellezza eterea. Quadri e romanzi hanno come protagonista la figura femminile, basti pensare alla “Ragazza con l'orecchino di perla”. Nel tempo la presenza della figura femminile è cambiata diventando un oggetto di desiderio, catturando così l'attenzione di chi la guarda. Questo è il motivo della sua presenza negli spot e nei cartelloni pubblicitari. Ma perché? Semplice: la donna attira gli uomini, o meglio i loro portafogli, e le altre donne. Così lo spettatore, di qualunque sesso sia, verrà catturato dalla pubblicità e invogliato all'acquisto del prodotto pubblicizzato. La donna, soprattutto il suo corpo, viene usata come mezzo di vendita, non sempre in maniera positiva. Succede che guardando degli spot alla tv ci si domandi: “Ma si sta vendendo l'oggetto o la donna?”

«Gli uomini agiscono, le donne appaiono. Gli uomini guardano le donne. Le donne guardano se stesse mentre sono guardate. Questo determina non solamente la maggior parte delle relazioni fra uomini e donne ma anche il rapporto delle donne con se stesse. L’osservatore della donna è maschile; l’osservata femminile. Così lei si trasforma in oggetto. Più specificamente in oggetto di visione.» Stefano Zalta
Sono stati analizzati alcuni spot pubblicitari per vedere il ruolo della donna e che tipo di donna rappresenta. Si sono distinti due diversi modi di proporre la donna: sensuale o allusoria. In pubblicità come Calzedonia, Tezenis e Chanel le protagoniste sono donne forti, genuine, sensuali che trasmettono i valori dell'azienda che pubblicizzano, invogliando all'acquisto senza riferimenti sessuali. Altri spot invece mostrano come il corpo della donna e le allusioni sessuali vengano usate per vendere, ad esempio Mondadori, KH7 sgrassatore e Pavesi. Alcuni di questi non usano la donna o le allusioni sessuali in modo "sensato". Mi spiego: cosa centra il sesso con ad esempio lo sgrassatore? Non c'è un filo logico tra l'oggetto da vendere e la trama dello spot, quindi in certi casi risulta fuori luogo e inadeguato.
Non si può dire quale sia giusto e quale sia sbagliato, perché ognuno ha la sua opinione e i valori in cui crede. Si tratta semplicemente di due diverse strategie di marketing. In entrambi i casi l'importante è vendere e far scegliere al pubblico quel prodotto invece di un altro.  L'unica domanda è : si deve vendere sessualmente la donna per pubblicizzare un prodotto?
  



# Marketing pubblicitario

31 ottobre 2014, 1° lezione di Marketing 2 tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


 
Lo scopo del marketing è di vendere un'emozione. L'emozione viene trasmessa attraverso canali di comunicazione. Il mezzo più importante per trasmettere valori e informazioni è la pubblicità. La differenza che c'è tra marketing e pubblicità è davvero minima: il primo dice a chi bisogna vendere, il secondo spinge il chi a comprare. La comunicazione pubblicitaria trasmette messaggi palesi (oggetto) e nascosti. Lo scopo della comunicazione è far desiderare al pubblico di avere il prodotto pubblicizzato. Questo viene reso possibile attraverso una pubblicità convincente. Il desiderio può essere più o meno esplicito, l'importante è che arrivi al consumatore. 
“La comunicazione è un prodotto”

Noi per la pubblicità siamo come un campo, uno spazio vuoto dove i pensieri girano e possono essere influenzati. Il miglior campo è il cerchio, simbolo più antico al mondo, perchè in esso non esiste nessuna forza ma solo equilibri. Al centro del cerchio si trova la stasi della persona. Gli input influenzano l'uomo, generando così un movimento nello spazio vuoto. Quando non si ha più la stasi si viene decentrati e così il messaggio inviato attraverso gli input inzia ad avere effetto sulla persona che scatura una situazione dinamica che porta alla dualità. Per dualità si intende “Mi piace” e “Non mi piace”, "Lo voglio" e "Non lo voglio" ciò comporta a dover fare una scelta. La nostra mente ha una dualità, infatti ci troviamo tutti i giorni a fare delle scelte. La nostra parte emozionale sa già cosa vuole e cosa no, di conseguenza ha già stabilito il “Mi piace” o "Non mi piace". Il messaggio pubblicitario ci spinge a scegliere un prodotto invece di un altro. Tutto questo genera un potere di attrazione e di repulsione. Questo dipende dall'identificazione dei valori e dei messaggi trasmessi: se uno spot non esprime i valori in cui credo non mi piacerà.
Per il pubblicitario il target siamo noi. Se la pubblicità non funziona è perchè le persone hanno deciso di scegliere altro e quindi di non acquistare quel prodotto. E' qui che nasce la guerra tra marketing e pubblicità/comunicazione.
In conclusione, bisogna determinare il nostro punto di scelta perchè da ciò dipende la nostra libertà. Alla fine di questo post mi domando:

Siamo sicuri di aver scelto il prodotto che vogliamo o è la pubblicità a scegliere noi?



venerdì 31 gennaio 2014

Marketing strategico: le conclusioni

23 gennaio 2014, 10° lezione di Marketing tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.


Durante questo semestre, abbiamo visto come funziona il marketing strategico rivolto verso un'azienda. Il primo passo da fare è la vision, ovvero la proiezione di uno scenario futuro che rispecchia ideali, valori e aspirazioni dell'azienda. La vision deve essere chiara, così c'è una comunicazione diretta, un miglior rapporto con il pubblico e il marketing strategico raggiunge il suo obiettivo. Per farsi riconoscere e ricordare, le imprese utilizzano delgi slogan che trasmettono la loro vision, chiamati payoff. Con poche parole trasmette in modo diretto e chiaro il pensiero che l'azienda vuole divulgare. Tutto ciò porta alla mission: la realizzazione del sogno. Rappresenta le motivazioni e attività che determinano l'esistenza di un'azienda. Una volta che si ha ben chiarto "chi siamo" e "cosa vogliamo diventare", l'azienda dovrà tener conto degli orientamenti del marketing e soprattutto delle 4P. Facendo un'analisi SWOT, una pianificazione strategica per il conseguimento degli obiettivi, l'azienda conoscerà il proprio andamento e otterrà un nuovo modo di porsi verso il mercato o per cercare nuovi mercati o per dare una nuova visione dell'azienda. Per quanto riguarda la gestione del brand, ovvero la parte fondamentale della vision, si deve studiare il brand management che consiste nella gestione e nella conservazione del brand. Una buona gestione di questo favorirà un ottimo posizionamento sul mercato e quindi un incremento di vendite e di notorietà. Lo scopo del brand management è di aumentare il valore della marca percepito da un consumatore rispetto a un prodotto. Questo comporterà un aumento delle vendite e quindi di conseguenza un aumento del brand equity (valore del marchio). 
Seguendo questi passaggi, l'azienda otterrà un buon posizionamento di mercato, cioè far entrare nella mente del consumatore il proprio prodotto. Se questo avviene in maniera corretta e diretta, il fruitore acquisterà il prodotto di quell'azienda invece che di un'altra. Nella sua mente si attiverà il desiderio e il bisogno di avere quel prodotto. Quindi è d'importanza fondamentale il distinguersi ed essere unici. 
Alla fine del corso di marketing tenuto dal professor Corrado Corradini, ho capito quanto è importante il marketing. Tutti questi argomenti caratterizzano l'andamento dell'azienda e la notorietà che essa può assumere. Il punto di partenza, la vision, è la cosa fondamentale e rileggendo la mia vision ho constatato che seguendo questi passaggi riuscirò a realizzare il mio sogno: diventare una designer!  

domenica 19 gennaio 2014

MARKETING STRATEGICO: IL POSIZIONAMENTO

16 gennaio 2014, 10° lezione di Marketing tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.



Il posizionamento è il metodo con cui un bene si instaura nella mente del consumatore. Questo concetto fa parte del marketing strategico, ovvero l'analisi dei bisogni degli individui e delle organizzazioni. L'essenza di questi è l'attrattività, il desiderio da parte del fruitore. Avere un ottimo posizionamento nel mercato, farà in modo che il consumatore compri quel brand invece che un altro. È il modo in cui si differenziano i vantaggi offerti dal brand invece che da altri servizi della stessa categoria. Il marketing strategico si basa sulla capacità dell'azienda di entrare nel mercato, nella mente del consumatore, grazie al posizionamento ottenuto. Quindi il posizionamento è ciò che guida il processo di marketing.

Con questo processo di posizionamento, l'azienda crea un'immagine nella mente del fruitore che fa in modo che un potenziale cliente associ dei valori a quel prodotto. Con quest'azione si genera la reputazione dell'azienda.


Quali sono le fasi del posizionamento?

Nel marketing strategico il posizionamento è composto da:
  • Creazione di una reputazione con selezione di criteri. Il brand genera uno stimolo attraverso i suoi tratti distintivi e si crea una reputazione in modo che il compratore scelga il nostro brand invece che uno della concorrenza.
  • Azioni di comunicazione sugli influencer per amplificare la propagazione dei valori. Gli influencer sono delle persone coinvolte dalla persona che utilizza il brand e che influenza potenziali acquirenti.
  • Per mezzo degli influencer, la propagazione si indirizza verso l'audience come target di riferimento. Alcuni esempi sono i media, persone, situazioni, tutto ciò che trasmette dei valori all'audience.
  • L'audience è prevalentemente formata da un target identitario che garantisce l'efficacia di vendita. Con target identitario s'intende il target che sposa la reputazione del brand, il brand stesso, i valori che esso esprime ecc.. .
  • Verifica del modello di business, del piano di vendita e del ROI (Return on investment)
  • Feedback sulla strategia e potenziamento.
 

Questo schema rappresenta le varie fasi del posizionamento. La percezione del consumatore si basa sui valori acquisiti dal linguaggio trasmesso dal brand che fa partire l'impulso all'acquisto. Il fruitore percepisce dei valori che gli fanno comprare quel brand. Tutti noi compriamo quel brand, prodotto, servizio perchè siamo influenzati. L'influencer crea audience tramandando dei valori. Con l'audience la notorietà del brand aumenta. Con il target identitario viene aumentato l'impulso all'acquisto, aumentando così anche la fedeltà verso il brand.

Il posizionamento quindi evoca situazioni ed emozioni legato all'utilizzo di quel prodotto, in modo da far identificare il compratore e quindi portarlo all'acquisto.
Ognuno di noi, anche inconsapevolmente, nel momento dell'acquisto viene influenzato dal brand e dai valori, emozioni, che esso da. Ad esempio io compro quel prodotto per fare il bucato, perché mi ricorda quando mia nonna lo usava e mi insegnava a fare la lavatrice. Ormai siamo tutti dei "brand people"!

domenica 12 gennaio 2014

MARKETING: Unique Selling Proposition

9 gennaio 2014, 9° lezione di Marketing tenuta presso Libera Accademia di Belle Arti LABA di Torbole a cura del professore Corrado Corradini.

L'Unique Selling Proposition è il tratto distintivo dell'azienda. Questo termine negli anni Cinquanta fu coniato da Rosser Reeves. Egli sosteneva che per vendere bisogna essere chiari, semplici e decisi. Si tratta di un modello teorico del marketing immaginativo che ti permette di posizionare con precisione il brand/prodotto e di distinguerti dalla concorrenza.
L'U.S.P. Può essere riassunto in tre concetti chiave:
  • la frase deve dare un'immagine chiara e sintetizzata usando le giuste parole, suoni e immagini. Il messaggio che deve trasmettere deve far capire al fruitore il beneficio dell'acquisto di quel prodotto.
  • La proposta deve essere unica, non replicabile e deve riguardare sia la marca sia il prodotto
  • il messaggio che si trasmette deve essere forte da muovere il consumatore verso l'acquisto e attrattivo da far muovere le masse.
Il modello Unique Selling Proposition è ciò distingue un prodotto da un altro. Se fatto in maniera efficace, il fruitore sceglierà il prodotto di quell'azienda e non della concorrenza. Questo modello sarà sempre più studiato e diventerà la vera arma di differenziazione dei marchi e delle aziende, creando un rapporto duraturo tra azienda e cliente. Ha l'obiettivo di entrare nella testa del consumatore , lasciargli un ricordo positivo e così aiutarlo a prendere una decisione d'acquisto. Questo viene resto possibile quando il termine dell'Unique Selling Proposition fa capire al consumatore il beneficio che si otterrà dal prodotto, creando cosi un vantaggio competitivo sulla concorrenza. Un esempio azzeccato è “Enjoy Coco-Cola”, tradotto “Gusta Coca-Cola”, perché oltre ad invogliare il fruitore a comprare Coca-Cola, ha ideato un messaggio universale creando nel consumatore la consapevolezza che gustare Coca-Cola è meglio.
Ma come si fa ad entrare nella mente del consumatore?
A questo ci pensa il Mind marketing, che tradotto sarebbe il marketing mentale. Si basa su quei fattori della mente che influenzano le decisioni. Studia come i consumatori si orientano nell'acquisto e come scelgono un prodotto invece che un altro. Il consumatore prende delle decisioni per intuito, razionalità, sentimento o istinto.

L'U.S.P è stato efficace quando:
  • il consumatore lo associa immediatamente al brand/prodotto
  • rende il cliente insoddisfatto delle offerte concorrenti di mercato (Coca-Cola con Pepsi)
  • soddisfa il desiderio del fruitore
Qual'è la differenza tra Unique Selling Proposition e pay-off?
Pay-off:
  • riguarda il brand
  • trasmette la vision
  • deve essere ricordabile
U.S.P:
  • genera impulso all'acquisto
  • è inimitabile
  • grazie alla memoria visiva
Quindi l'Unique Selling Proposition invita a comprare/usare il prodotto, invece il pay-off a ricordare il prodotto.
In sintesi l'Unique Selling Proposition è lo strumento primario per posizionare il prodotto nella mente del consumatore.

Per rendere ancora più chiaro cos'è U.S.P ecco alcuni esempi:

Labello - Labbra da baciare
Riomare - Così tenero che si taglia con un grissino
Lavazza - Più lo mandi giù e più ti tira su
Fonzies - Se non ti lecchi le dita godi solo a metà
Crodino - L’analcolico biondo fa impazzire il mondo
Malizia - Malizia, profumo d’intesa

venerdì 10 gennaio 2014

DESIGN: Achille Castiglioni, il re del design italiano.

 "Un buon progetto non nasce dall'ambizione di lasciare un segno, il segno del designer, ma dalla volontà di instaurare uno scambio anche piccolo con l'ignoto personaggio che userà l'oggetto da noi progettato."
Chi può avere scritto questa grande citazione se non uno dei più grandi designer italiani? Sto chiaramente parlando di Achille Castiglioni, una delle più importanti menti del periodo d'oro del design italiano. Grazie alle sue numerose “creature” diventò il simbolo del design “Made in Italy”. Basta pensare che le sue creazioni vengono esposte nelle più importanti strutture come ad esempio al MOMA di New York, al Victoria and Albert Museum di Londra, al Museo del Design di Prato, al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, Angewandte Kunst Museum di Amburgo e molti altri.
Questo personaggio è riuscito a rivoluzionare il mondo delle sedute e dell'illuminazione creando degli oggetti che si possono chiamare “immortali”, basta pensare alla lampada Taccia [1] e alla lampada Arco [2] del 1962. A distanza di oltre quarant'anni queste sono riportate in libri, manuali e riviste di design, come se fossero state create ieri. Forma e materiali innovativi le rendono amate e desiderati in tutto il mondo. 
Nel settore delle sedute non si può non menzionare la poltrona Sanluca [3] realizzata alla fine degli anni Cinquanta. Rievoca forme tipicamente del passato tanto da ricordare a ognuno una poltrona già avuta, già vista. Ma l'importanza è che tutte le parti del corpo si adattano perfettamente alle linee della poltrona.
Achille Castiglioni, con la collaborazione del fratello Pier Giacomo, riuscì a conquistare il mondo del design grazie alla sua semplicità e innovazione, il tutto condito con ironia e leggerezza. Non bisogna dimenticare l'attenzione del riuso, della tecnologia e di nuovi materiali che rendono questi pezzi di design ancora più strabilianti. Con la loro genialità sono riusciti a trasformare un normale oggetto quotidiano in un progetto di design. Alcuni esempi sono la sedia Mezzadro e Sella [4] realizzata con un vecchio sedile di un trattore, le lampade Luminator [5] realizzate usando un faro per le automobili e alla lampada Toio realizzata con fili per la pesca e se ne potrebbero citare molti altri. I fratelli Castiglioni sono stati capaci di progettare oggetti con forme sempre diverse: da geometriche a organiche, da funzionali a immaginarie, ma riuscendo ogni volta a stravolgere il pubblico. 
I fratelli Castiglioni hanno progettato oggetti per le più importanti aziende del settore come Kartell, Zanotta, Flos, Knoll, Artflex, Alessi, e molti altri.
Concluderei questo post dedicato ad uno o forse il più grande designer italiano Achille Castiglioni con una sua citazione:
"La strada, il cinema, la tv... sono i luoghi dove si impara a osservare criticamente i gesti ovvi, gli atteggiamenti conformisti, le forme scontate. Per scoprire cosa? Per scoprire che si può fare altro."